A che punto siamo con il 5G? Quella tecnologia tanto osteggiata dai complottisti pronta ad attivare micro-chip diluiti nel vaccino anti-Covid (!?!), oggetto di scontri geopolitici tra Cina e Stati Uniti su chi per primo avrebbe coperto il globo terracqueo.
Dati alla mano pare a buon punto, anzi sembra proprio che in alcuni Stati (Italia inclusa) resti veramente poco da fare. In Europa l’Italia è quarta per copertura (99,7%), fanno meglio Cipro, Malta e Olanda che però hanno una superficie minore della nostra. Nemmeno i Paesi nordici, l’industriale Germania o la vicina Francia riescono a raggiungerci.1
Piccola lezione di storia: era il 2018 quando le principali aziende di telecomunicazioni italiane gareggiarono all’asta di assegnazione delle frequenze che avrebbero poi costituito l’infrastruttura 5G e cumulativamente pagarono allo Stato italiano 6,5 miliardi di Euro2. E’ naturale che ora vogliano rientrare dell’investimento, eppure qualcosa fino ad oggi è andato storto.
Pare che i consumatori non si siano precipitati in massa a richiedere un upgrade del proprio piano tariffario passando dal consueto 4G alle più veloci, affidabili e sicure reti 5G. Il problema sembra puramente di comunicazione: i casi d’uso presentati non sono stati sufficientemente persuasivi e anche quei pochi che hanno ricevuto una certa spinta commerciale (vedi alla voce streaming e gaming) non sono stati abbastanza. Il dubbio è legittimo: il 4G è una tecnologia assolutamente ancora affidabile per l’utilizzo quotidiano, allora perché pagare di più per avere un’esperienza d’uso forse appena appena migliore?3
Ecco allora che all’orizzonte si profila un nuovo terreno di caccia “commerciale”: network privati in tecnologia 5G ad uso esclusivo delle aziende medio-grandi. Coloro che hanno a disposizione spazi immensi di magazzini o impianti produttivi, magari dislocati in più regioni italiane o nazioni o addirittura continenti. Serve un’infrastruttura potente ed affidabile, precisa nel controllare ogni singolo ingranaggio e al tempo stesso capace di pescare informazioni salvate su server diversi.
Dati del 2022 dicono che l’Italia è il sesto paese al mondo per numero di robot nelle industrie2, dove gran parte della complessità non risiede tanto nell’assicurarsi che ciascun automa svolga il compito per il quale è stato programmato, ma che tutti gli automi lavorino all’unisono, in sincronia perfetta sia per evitare incidenti (ad esempio un incidente tra due robot che stanno trasportando pacchi o componenti in giro per l’impianto) sia per efficientare la macchina produttiva e massimizzare la resa degli impianti. La rete 5G ad esempio nel ridurre fino quasi ad azzerare la latenza è di molto più performante delle attuali 4G.
La possibilità di essere più veloci nell’effettuare calcoli, movimentare dati, recuperare informazioni rende le reti 5G anche nettamente più sicure, proprio perché possono individuare falle nel sistema di cybersecurity in una frazione di secondo e in un’altra frazione di secondo agire di conseguenza, ad esempio interrompendo la connessione o modificando l’algoritmo di criptazione dei dati per fregare l’hacker proprio quando si sentiva prossimo alla breccia informatica.
Ci sono altri benefici da considerare, ma sembra oramai sicuro che il 5G entrerà da qui a pochi anni prepotentemente nelle nostre vite non dalla porta principale (quella consumer) come ci saremmo aspettati, ma dalla proverbiale finestra (il segmento business) che con l’avvento del 4G era andato un po’ a traino, mentre ora a chiamato a fare la parte del leone e spingere il paese verso una nuova fase della connettività Internet senza fili.
- Commissione Europea, Marzo 2023, % sulla popolazione. Link al report
- Sole 24 Ore, 20 Novembre 2023, “Imprese e atenei ‘scoprono’ le reti private del 5G“
- I grossi problemi che l’Italia ha nella connessione via cavo/fibra ottica, dove molte area del paese non sono coperte, è invece compensata da reti dati di gran lunga migliori tanto che alcuni utenti si affidano a queste reti anche all’interno delle mura domestiche e dei luoghi di lavoro
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