La direttiva 2024/8251 ci riguarda tutti da vicino. Come gente che fa la spesa, che mette benzina nell’auto, che paga l’abbonamento alla palestra. Perché dopo vari anni di discussioni e trattative l’Unione Europea è riuscita a varare una norma che pone un freno al fenomeno del Greenwashing.
Di cosa si tratta? Difficile tradurlo in italiano, ma in soldoni indica quell’ambientalismo di facciata che molte aziende adottano per apparire vicine all’ambiente e solidali con la causa della sostenibilità. Ok un esempio? Avete presente quando di fronte allo scaffale dei detersivi al supermercato leggete sul flacone le scritte “Green“, “Amico dell’ambiente” e compagnia? Ecco da ora in poi i produttori sono obbligati a scrivere sempre sul flacone perché il loro prodotto si fregia di queste definizioni, fornendo prove concrete e insindacabili, come ad esempio la percentuale di plastica riciclata, l’elenco di ingredienti di origine naturale nella formula e dove correttamente differenziare la confezione e il prodotto una volta che non serve più.
Spesso e volentieri le aziende flettono i muscoli nel pubblicizzare la loro attenzione verso l’ambiente ed i temi sociali per nascondere altre grane nel loro modo di fare business oppure distogliere l’attenzione da alcuni scandali della loro dirigenza o ancora qualche guaio finanziario. La nuova direttiva impone delle forti limitazioni, tutto a vantaggio e tutela di noi acquirenti.
Ovviamente ciò non è sufficiente per porre un freno. Le aziende sfodereranno tutta la loro creatività per poter aggirare la direttiva, sta quindi a noi esseri vigili e farsi molte domande quando leggiamo una pubblicità “green“, se non è abbastanza chiara, se sembra troppo bella per essere vera forse c’è una fregatura sotto.
1. https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=OJ:L_202400825
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